Debutta sabato 27 ottobre, ore 21, a Cagliari, sala BanCri – Fucina Teatro nel centro culturale La Vetreria di Pirri, lo spettacolo “Una ragazza del 1910“, per la rassegna “Periferia teatro” de Il crogiuolo. Firma adattamento e regia del bozzetto drammatico “A Sinistra” di Grazia Deledda, Piero Marcialis, in scena Francesca Perseu, Antonello Perseu e Francesca Urpi.

Il lavoro che presentiamo col titolo “Una ragazza 1910” altro non è che l’unica opera per il teatro scritta da Grazia Deledda. La Deledda lo intitolò “A sinistra” e lo definì con modestia “bozzetto drammatico”. Si tratta, a mio avviso, di un capolavoro, la cui apparente semplicità non deve ingannare. Il testo, trascurato dai critici, è ignoto al pubblico, che pure conosce bene i romanzi deleddiani.

Una analisi concisa e corretta del testo si trova nel volumetto di Maria Giovanna Piano “Onora la madre” (1998). A pag. 32 la Piano scrive: “…nel bozzetto drammatico si svolge in un atto unico il tema di una relazione madre-figlia messa a rischio da un’intrusione maschile. Uno Straniero viene a turbare la vita povera e tranquilla di una vedova (e di sua figlia) con profferte vantaggiose avanzate per conto di un uomo che fu in passato importante per la donna… oggi l’uomo, solo e prossimo alla morte, offre i suoi averi per la modesta contropartita del perdono e del conforto della sua compagnia… La proposta, in apparenza semplice da accettare o respingere, crea una forte tensione…”

Queste le premesse del dramma. Accetterà la madre? Accetterà la figlia? L’opera ha dunque tre protagonisti: lo Straniero, una madre, una figlia. Nel dibattito che essi intrattengono si confrontano con efficacia le ragioni del mondo e le ragioni del cuore, le ragioni dell’uomo e quelle della donna, le ragioni della convenienza e quelle dell’indipendenza, le ragioni della ricchezza e quelle della libertà.

Ciascuno rappresenta al meglio le sue ragioni, compresa colei (la madre) che tra queste ragioni vive un conflitto profondo. La soluzione del conflitto che avviene nella coscienza della madre arriva nel finale, soluzione tanto moderna che ancora oggi può sorprendere lo spettatore.

Che cosa avrebbe risposto ciascuno di noi alla proposta dello Straniero? Nella preparazione dell’opera ho interrogato molte persone, anche molto giovani: la risposta che dà il testo della Deledda è risultata molto rara. Ho voluto situarlo nel 1910, mentre la Deledda lo scrisse nel 1924, perché ho considerato che i concetti e i sentimenti che il testo esprime, antesignani del pensiero femminile moderno, appena emergenti in quegli anni, siano stati messi in soffitta nel periodo tra le due guerre mondiali, per riprendere faticosamente negli anni ‘60 ed essere di nuovo sommersi negli ultimi trent’anni.

Ho cambiato il titolo per evitare l’equivoco che si tratti di opera “politica”, anche se è tale da richiamare un concetto spesso enunciato  anni fa: il personale è politico.

L’autrice. Grazia Deledda (Nuoro, 1871 – Roma, 1936), premio Nobel per la letteratura 1926. Famosi i suoi romanzi: Elias Portolu (1903); Cenere (1904) da cui si trasse un film con Eleonora Duse; L’edera (1908); Canne al vento (1913); L’incendio nell’oliveto (1918); La madre (1920); Annalena Bilsini  (1927); La Chiesa della Solitudine (1936); Cosima (postumo, 1937).

Il regista. Piero Marcialis (Cagliari, 1948) si occupa di teatro dal 1986, prima come autore (Nella valle di Lanaittu, Su dottori amarolla, Gemellus, Sa Creazioni, Sa di’ de s’acciappa, Emilio Lussu, Sa brigata sassaresa, Centu concas e centu berritas, Scusi lei è normale?, Su diluviu, S’avolotu de Casteddu de su 1906, e altre); poi come regista di quasi tutte le sue opere e di alcuni classici come: La lezione di Ionesco, La telefonata di Dorothy Parker, Umano e disumano dove ha raccolto brani del teatro di Pasolini; infine come attore dal 1996, diretto in teatro da registi come Enzo Parodo, Gianfranco Mazzoni, Marco Gagliardo; al cinema e Tv diretto da registi come Enrico Pau, Enrico Pitzianti, Paolo Carboni, Tore Cubeddu.

La messinscena. Scarna ed essenziale, da teatro povero. Niente fondali, niente effetti speciali: un appendiabiti, qualche sedia, un tavolino, un mobiletto. Unico elemento ricco: gli abiti d’epoca, gentilmente prestati dal gruppo dei Vittoriani itineranti e dalla Collezione Su Idanu di Quartu (che ha prestato l’abito che indossa Francesca Perseu, la Madre).

Pochi e rapidi accenni musicali di autori classici: Saint-Saens, Chopin, Albinoni. Il lavoro si regge fondamentalmente sull’interpretazione degli attori. Gli attori. Sostanzialmente dilettanti, con qualche piccola esperienza. Antonello Perseu è un artigiano, Francesca Perseu un’impiegata, Francesca Urpi una studentessa. I due Perseu fanno parte dei Vittoriani Itineranti, dei quali avete forse visto qualche sfilata, in costume d’epoca, nei giardini e nelle piazze cittadine e anche fuori Cagliari.

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