TEATRI DI GUERRA: quest’anno è il significativo titolo, e il tema pregnante, della tradizionale stagione di Teatro d’autore de Il crogiuolo, la rassegna con cui la compagnia cagliaritana dedica spazio alla produzione contemporanea, regionale e nazionale, di attori e registi che siano anche autori dei testi che portano in scena. Dal 1° al 30 dicembre un cartellone fitto – dieci gli  spettacoli – in buona parte composto da ospitalità nazionali, che avrà come palcoscenico lo spazio Fucina Teatro nel centro d’arte e cultura La Vetreria di Pirri.


Indagare il conflitto, declinandolo in tutte le sue diverse accezioni e sfumature: questa la  scelta della direttrice artistica della rassegna, Rita Atzeri, alla guida del Crogiuolo dopo aver ricevuto il testimone dallo storico fondatore Mario Faticoni. “Nella nostra società contemporanea rappresentano teatri di guerra tutti gli ambiti del vivere personale e collettivo, per la virulenza delle reazioni che le relazioni o le situazioni comportano”, scrive nella sua nota di presentazione Atzeri. “E’ un teatro di guerra il corpo umano, laddove invaso da una malattia. E’ un teatro di guerra la nostra mente, se vengono smarriti o non riconosciuti i confini del senno. È un teatro di guerra la nostra identità, laddove non riconosciuta o negata. E’ un teatro di guerra il quotidiano, se vivi in una coppia, in cui la dinamica di relazione è violenta. E’ un teatro di guerra il quotidiano se non sei socialmente riconosciuto, se perdi il lavoro. E’ un teatro di guerra la terra in cui vivi, se viene violata, inquinata, sfruttata, usata come base d’appoggio per portare guerra altrove. E’ un teatro di guerra, ovviamente, ogni luogo in cui si combatta un conflitto armato, ogni luogo in cui la libertà venga negata”.

Questo cercano di raccontare gli spettacoli proposti nella stagione di Teatro d’autore 2017. Saranno presenti compagnie di rilievo del panorama nazionale, alcune legate al Crogiuolo da antica collaborazione, come Blanca Teatro, altre in Sardegna per la prima volta, come Carichi Sospesi, Wobinda, Associazione K. Tre le nuove produzioni del Crogiuolo, un monologo di Rita Atzeri su testo e regia di Fosco d’Amelio, un lavoro di scrittura collettiva che assembla alcuni dei teatri di guerra individuati dalla rassegna, una coproduzione con l’Associazione Sardegna Palestina per raccontare i conflitti di e in una terra negata.

La rassegna Teatri di guerra è organizzata da Il crogiuolo, su idea e progetto di Rita Atzeri, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna.

IL PROGRAMMA

Il via venerdì 1 dicembre, alle 21, con ITAGLIA, una coproduzione Blanca Teatro e Occupazioni Farsesche, con Matteo Procuranti e Silvia Cuncu, la regia di Virginia Martini, drammaturgia firmata Martini e Procuranti.

Lo spettacolo è un nuovo capitolo di Terre di Nessuno, un progetto sul tema del migrare, per scelta o per necessità, su cui Blanca Teatro lavora da quindici anni.

“Itaglia” è una storia di schiavi. Di soldi. Di bisogni. Di paura. Di ingiustizia e sopraffazione. E di bugie”, è scritto nelle note di regia. “Ci sono i sogni, certamente. Ma non hanno spazio. C’è da vendere e da vendersi. Ci troviamo su una barca, davanti a un lembo immaginario di costa del Mediterraneo, di sera, un uomo attende l’arrivo di qualcuno che potrebbe cambiargli la vita. Con lui c’è una donna la cui la vita è cambiata ma non come avrebbe voluto. Le persone che arriveranno sono pronte a pagare più di quel che possiedono, anche solo per immaginarla una vita nuova”. “Itaglia” non è uno spettacolo “realistico” né rassicurante. La vita e la morte di centinaia di migliaia di persone ammassate su barconi instabili, in accampamenti fatiscenti, nascoste negli angoli bui delle nostre città, tutto questo non ha niente di rassicurante. Non c’è tempo per scandalizzarsi

 

Si prosegue domenica 3 dicembre, alle 18. In scena SENZA FIATOUna risata vi seppellirà. A me la fibrosi cistica. (Forse), di e con Pierpaolo Baingiu, regia di Stefano Ledda, anche voce recitante, accompagnato da Juri Deidda al sassofono (produzione Teatro del Segno).

Lo spettacolo porta in scena, con humour e leggerezza, la storia di una vita particolare, vissuta in compagnia di una rara malattia genetica ereditaria (la fibrosi cistica), che condiziona fin dall’infanzia azioni e comportamenti: dal divieto di sudare, e quindi di giocare e correre con gli altri bambini, agli interventi chirurgici e i ricoveri ospedalieri sempre più frequenti. Nel monologo il protagonista si racconta, con autoironia, descrivendo le grandi e piccole difficoltà quotidiane, le contraddizioni del sistema, le speranze e il disincanto di chi deve fare i conti con l’inesorabilità delle statistiche, mentre concetti come “aspettativa” e “durata media” incidono direttamente sul suo futuro. In scena, dunque, una testimonianza in prima persona, che apre ai cosiddetti “sani” più di uno spiraglio sulla realtà di chi per tutta la vita deve convivere con i capricci e le specificità di una malattia, ma lo fa con coraggio e passione, con lucidità e perfino con umorismo.

 

MENDING SONG è la pièce che va in scena il 9 dicembre, alle 21, con Samantha Silvestri e Marco Tizianel sotto la regia di Marco Caldiron (produzione Carichi Sospesi).

Lo spettacolo racconta e descrive il tentativo di mantenere in vita un legame inesorabilmente predestinato: due amanti si accaniscono crudelmente tra loro, in una sorta di gioco senza scampo che sembra essere stato progettato da un dio spietato e lontano. Tutto ruota attorno a un Prima e a un Dopo, che si intrecciano senza un chiaro ordine cronologico, lasciando allo spettatore il compito di ricomporre l’intera trama.

Dialoghi serrati, giochi erotici, test inconcludenti, voci e respiri, cambi di ruolo, sono gli elementi utili a sviscerare questa disperata storia d’amore.

 

Il giorno dopo, il 10 Dicembre, alle 18 è la volta di BESTIE RARE (semi – dramma in lingua calabra), scritto e interpretato da Angelo Colosimo, con la regia di Roberto Turchetta (Wobinda produzioni). Il monologo racconta la storia di un bambino che si trova catapultato in una situazione paradossale. Da una semplice marachella dai risvolti tragicomici emerge un substrato culturale cinico e spietato di un piccolo paesello della Calabria, pronto a giudicare e condannare senza remore anche se l’ imputato del “tribunale popolare” è poco più di un bambino.

Quello che all’inizio può sembrare un semplice gioco “pericoloso” da ragazzini, fatto per ammazzare il tempo, si rivelerà un gesto calcolato di vendetta. Una vendetta dovuta a soprusi, stupri e storie di pedofilia consumate da un prete, uomo apparentemente virtuoso e rispettato dalla comunità, che, servendosi di persone con disturbi mentali, adesca bambini per i suoi giochi viziosi.

 

Venerdì 15 dicembre ad andare in scena sarà NULLA SUCCEDE PER CASOUna storia cagliaritana sul Bene e sul Male, una produzione di La Cernita Teatro, liberamente ispirata a “Il vento soffia, dai bastioni” di Sergio Atzeni. Di e con Andrea Rosas, la regia è di Monica Porcedda. “Credo che la Sardegna vada raccontata tutta”, scriveva Sergio Atzeni. “Finora la zona maggiormente descritta nelle opere letterarie è la Barbagia (…). Però io credo che sia importante raccontare anche Cagliari (…). Credo che le vite di tutti gli uomini meritino di essere in qualche modo ricordate, trasmesse…”.

Il cuore di Cagliari ha una parte alta (Castello, con le sue torri e i suoi bastioni: “la città murata”, la chiamava Atzeni) e una parte bassa (Marina). Storicamente, la Marina è il quartiere dei pescatori e di chi vive dal mare. Tra la gente di quelle case e di quei sottani (“is bascius”) vive il capopesca Antonio Melis. Lo stimano tutti, i suoi pescatori per primi. Perché Antonio Melis è un uomo onesto, più un padre che un padrone. Anche ora che in mare non esce più e la sera sta seduto lì sul bastione, a controllare dall’alto i suoi uomini e le sue barche. Ma un giorno passa un “vento” maledetto che lo travolge e in un niente se lo porta via: il volo di Antonio Melis dal bastione è stata una disgrazia, lo dicono e credono tutti. Tutti tranne il figlio, che è ancora un ragazzo. Passano vent’anni e altro dolore. Vent’anni vissuti a mettere a fuoco “cose” sparpagliate qua e là, di assordante silenzio, prima di capire che su questa terra, nulla, davvero nulla, succede per caso.

 

Spazio a una nuova produzione de Il crogiuolo il 16 dicembre, alle 21, KO TECNICOQuando la vita è un teatro di guerra, con la regia di Rita Atzeri. Si tratta di un collage di pezzi originali scritti da non professionisti della scena, a cui è stato chiesto di sviluppare, in riferimento alla propria esperienza di vita e utilizzando la formula del racconto, il tema della stagione: teatri di guerra. L’esigenza era quella di verificare l’assunto che il quotidiano potesse essere vissuto come un teatro di guerra. Emanuela Garau, Eleonora De Murtas, Nicoletta Lecca, Marco D’Amico con i loro scritti hanno ritenuto di poterlo asserire.Ko tecnico”, che diventa metafora di vita, riprende uno dei titoli degli scritti, adattati e messi in scena da Rita Atzeri. Gli autori hanno voluto raccontare esperienze di lavoro, salute, di condizione esistenziale. Questa complessità è portata in scena da Alessandra Leo, Antonio Luciano, Daniela Vitellaro, Marta Gessa e Fabrizio Zucca.

 

LEVITICOPentateuco #3: è lo spettacolo, tratto da “The Mexican” di Jack London, che sarà al Fucina Teatro il 17 dicembre alle 18, firmato da Chiara Boscaro, Marco Di Stefano, Marco Pezza, con la regia di Marco Di Stefano, drammaturgia di Chiara Boscaro, con Marco Pezza, voce di Francesco Boscaro e  musiche di Lorenzo Brufatto (un progetto La Confraternita del Chianti, una produzione Associazione K. – Teater Albatross/Gunnarp – Svezia, in collaborazione con Teatro Verdi – Teatro del Buratto).

La terza parte del progetto Pentateuco (parola che designa i primi cinque libri della Bibbia) affronta il tema delle regole. Il Levitico parla delle norme sociali e religiose che Mosè diede al popolo ebraico, in cammino verso la Terra Promessa, durante il soggiorno nel deserto del Sinai. “Il nostro Levitico – scrivono gli autori dello spettacolo – parte da un racconto di Jack London, “Il Messicano”, per raccontare di un Paese in cui gli immigrati sono fuorilegge e dove il Movimento Liberazione Immigrati porta avanti una Rivoluzione contro il Governo. In questo mondo distopico si muovono diversi personaggi. Poco o niente li accomuna, se non il passaggio nelle loro vite di un misterioso ragazzo di cui ignoriamo la storia, le origini, di cui ignoriamo tutto”.

Marco Pezza attraversa sei diversi personaggi, alcuni grotteschi, altri volgari o glaciali, in questo giallo fatto di rivoluzionari, sadici, allenatori, organizzatori di incontri di boxe e divinità inaspettate.

In scena un ring, che è simbolo della boxe ma anche metafora della condizione del protagonista del racconto, del quale tutti parlano, ma che si vedrà solo alla fine. Il Messicano. Orfano, straniero, costretto a combattere per sopravvivere.

 

Rita Atzeri interpreterà il 21 dicembre, alle 21, L’APPASSIONARIA, di Fosco d’Amelio, che cura anche la regia dello spettacolo (nuova produzione de Il crogiuolo).

L’Appassionaria è una donna semplice, coinvolta in un breve lasso di tempo in un’escalation grottesca e amara di eventi più grandi di lei, che la vedono passare da persona comune a protagonista suo malgrado, “simbolo di una necessità impellente di riferimenti tanto assoluti quanto fugaci. L’Appassionaria è pronta all’uso, trascinata in ogni luogo per sanare ogni tipo di conflitto sociale, politico, morale con la sua sola presenza. Le luci di un’improbabile ribalta imposta dal mercato dell’apparenza sono destinate a bruciare lei e tutto ciò che rappresenta”. Così spiega D’Amelio, autore radiotelevisivo e teatrale per la Rai (Rai1, Rai3, Radio3), scrittore, documentarista e divulgatore scientifico (L’Espresso, Huffington Post, Radio3 Scienza).

 

Il 29 dicembre, alle 21, PASSAGGI, spettacolo di narrazione di e con Ilaria Gelmi, artista indipendente, esperienze in teatro con  Cesar Brie, Laura Curino, Donati & Olesen, al cinema con Pupi Avati (“Il cuore grande delle ragazze”) e Paolo Virzì (“Tutti i santi giorni”).

L‘ autostop è il filo del racconto: “Questo modo di viaggiare – racconta l’autrice – apparteneva già ai miei genitori coi quali l’ho condiviso e imparato, per molti anni è stato il mio unico mezzo di trasporto. Racconto dei miei viaggi solitari, assieme a mia madre, dei miei genitori negli anni ‘70 in Italia e all‘ estero…”. Queste storie si intersecano con quelle in autostop di Pippa Bacca, artista performer milanese, da bambina con sua madre, le sorelle e poi spesso da sola in giro per il mondo. “Racconto anche del suo ultimo viaggio nel 2008: come espressione artistica e messaggio di pace, vestite da sposa, Pippa e Silvia Moro partirono da Milano per raggiungere in autostop la Palestina ma per Pippa il viaggio terminò tragicamente a Istanbul. Nonostante la diversità della scelta – per Pippa è stato un atto performativo mentre per me un agire nella quotidianità – l’autostop rappresenta un potente strumento di provocazione rispetto allo stereotipo del femminile e, al tempo stesso, un “termometro” delle relazioni e di “come va il mondo”.

 

Teatri di Guerra si chiude il 30 dicembre, alle 21, con ARANCI IN FIORE – Palestina nuovo teatro…, serata dedicata alla narrativa, poesia, musica e danze della cultura palestinese (produzione Il crogiuolo/Associazione Sardegna Palestina). Dalle note sullo spettacolo: “Parlare di Palestina dalla fine degli anni ’40 del secolo scorso ai nostri giorni comporta fornire al mondo un resoconto di ciò che avveniva in un teatro di guerra, un atto di impegno civile a sostegno del popolo palestinese. “Aranci in fiore” è un atto d’amore verso gli artisti che hanno raccontato la loro terra. E’ una testimonianza. E’ un ulteriore terreno di conoscenza. E’ il frutto dell’amicizia con l’Associazione Sardegna Palestina. Un incontro. I puntini di sospensione dopo le parole “nuovo teatro” del sottotitolo sono dei semi da cui si attende nasca la parola pace”.

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