NurArcheo Festival 2019

Siamo giunti all’XI edizione del NurArcheofestival, il festival teatrale, itinerante per le aree archeologiche e gli edifici di interesse storico della Sardegna, che fa dell’ecosostenibilità degli eventi e della promozione culturale del territorio la sua bandiera.

Mentre si lavora alla composizione del calendario e alla programmazione del Festival che si svolgerà tra l’ultima settimana del mese di agosto e le prime due di settembre 2019, un primo nucleo di appuntamenti prende il via nel cartellone “Anteprima NurArcheoFestival“, dal 14 luglio al 10 agosto 2019, interamente dedicato ai temi legati alla Sardegna declinati dal punto di vista storico e mitopoieutico.

“Anteprima NurArcheofestival” ha il piacere di ospitare per la prima volta nella programmazione del festival i comuni di Arzachena, Birori e Silanus, un ingresso importante che arricchisce il percorso del festival con siti di rara bellezza.

Apre il cartellone il 14 luglio a Silanus, ore 21:00, nel complesso archeologico di Santa Sabina, lo spettacolo “Su Connottu“de Il crogiuolo, con l’accompagnamento musicale di Nicola Agus.
Il classico del teatro sardo, portato in scena per oltre 300 recite dalla cooperativa Teatro di Sardegna, narra di una rivolta nata grazie all’azione spronante di una donna, Paskedda Zau, ma nell’opera di Romano Ruju, poi arricchita dalle ballate di Francesco Masala e riscritta per la scena dal regista Gianfranco Mazzoni, la narrazione è affidata principalmente agli uomini. Nel racconto al femminile pensato da Il crogiuolo, a dare lettura, del testo adattato, saranno le attrici Rita Atzeri, Maria Grazia Bodio, Isella Orchis e Gisella Vacca: un tentativo, senza stravolgere i contenuti della narrazione, di riportare equilibrio alla vicenda, almeno sul piano interpretativo delle voci in scena.
Lo spettacolo andrà in scena anche nel centro storico di Talana, il 3 agosto, ore 20:00.Sempre a Talana ma il 20 luglio, ore 20:00, nel Nuraghe Bau e Tanca, andrà in scena “La capretta di Maria”, produzione Il crogiuolo, un omaggio all’arte di Maria Lai, scritto e diretto da Rita Atzeri, con Antonio Luciano, Marta Gessa, Daniela Vitellaro e la danzatrice Giulia Cannas.

“La capretta di Maria è uno spettacolo pensato per parlare ai più piccoli dell’ opera di Maria Lai e permettere loro di fare un viaggio alla scoperta del valore e dei significati dell’arte nella nostra vita”, spiega Rita Atzeri, che aggiunge: “In questo percorso poetico abbiamo fuso alcuni elementi biografici della vita di Maria con la narrazione d alcune fiabe da lei rivisitate. Abbiamo immaginato che la nostra ‘scatola teatrale’, privata dei neri e resa bianca per l’occasione, fosse un teatrino con il quale la stessa Maria, bambina, gioca a far prendere forma alle immagini del suo sguardo che trasforma la realtà”. Lo spettacolo, fatto di sogni e visioni della durata di quaranta minuti, si apre con Maria Lai bambina, che descrive la nascita in lei del pensiero artistico con l’immagine di un pettine che vela il suo occhio destro di capelli ribelli: un’azione che si specchia nei gesti simmetrici delle attrici in scena. Da qui si dipana, con il tessuto metaforico della danza, che simboleggia l’arte, la narrazione delle fiabe “La capretta”, “Cuore mio”, “Il dio distratto”. Delle installazioni ambientali, site specifiche, di Maria Lai, Atzeri ha scelto di dare corpo in scena alla sua più nota, “Legarsi alla montagna”.

Il 28 luglio 2019, ore 21:00, presso la tomba dei giganti di Palatu a Birori, va in scena “Sa notti de is Janas”, testo di Sabrina Barlini, voce recitante Isella Orchis, con Marta Gessa, Laura Zedda, Sara Manca, i costumi sono di Salvatore Aresu e Noemi Tronza, consulenza e supervisione per la lingua sarda di Anna Simbula Marras, supporto all’allestimento scenico di Alessandra Usai, una produzione de Il crogiuolo.
Sa Notti de Is Janas, “una notte straordinaria in cui tutto può succedere. E può anche capitare di incontrare gli esseri che hanno abitato i nostri luoghi antichi in un tempo in cui tutto nella nostra isola era molto diverso”, scrive nelle note di presentazione Sabrina Barlini. “Una storia si srotola tra betili e rocce, dalle Domus de Janas, ci raggiunge riportandoci indietro. E, come per incanto, delle vesti bianche, delle presenze balzano da un passato lontano, testimoni di un tempo in cui gli uomini sapevano ancora vivere con le fate. Quel tempo in cui il suono dei loro telai riempiva boschi e campagne e produceva armonie capaci di vibrare con le stelle. In un tempo in cui tutto era divino, tutto così pieno di universo, capita talvolta che accada un prodigio, a volte basta solo desiderarlo…”.

Il 2 agosto 2019, ad Arzachena, presso il nuraghe la Prisciona, andrà in scena un nuovo allestimento dello spettacolo “Deinas”, di Clara Murtas, con Rita Atzeri, Manuela Ragusa, Gisella Vacca, Marta Gessa, Daniela Vitellaro e con le danzatrici Giulia Cannas e Tanya Dessy, percussioni Alberto Cabiddu, tessitrice Veronica Usula.

Lo spettacolo offre una sintesi dei miti della Dea madre, dei miti classici greci e degli elementi loro espressione all’interno della cultura popolare sarda. Con il nome di Deinas la tradizione popolare dei paesi della Barbagia indica le indovine, alle quali attribuisce relazioni con il mondo occulto e quindi divino. E tra le isole mediterranee, la Sardegna, terra del mito della Grande Madre, è forse quella che ha conservato nel presente le tracce più profonde del sentimento di venerazione per il divino femminile.

Le attrici si fanno narratrici e interpreti delle manifestazioni del femminile nella cultura mediterranea: si incontrano, si scontrano, utilizzando i testi dei miti della creazione, da quelli più antichi a sfondo materno a quelli olimpici e, ancora, ai miti archetipici della drammaturgia greca. Con toni a tratti ironici o tragici, spaziando dai classici greci alle tradizioni popolari sarde, raccontano le radici e i frutti di una cultura che dal dominio della Dea Madre passò a quello degli Dei dell’Olimpo in Grecia e al Sardus Pater in Sardegna.

Il 10 agosto 2019, ore 19:00, a Macomer, nell’area archeologica Tamuli, grazie alla collaborazione con la cooperativa Esedra, va in scena “Tutto l’amore del mondo”, canti d’amore d’ogni tempo e d’ogni luogo, con Gisella Vacca voce e Renato Muggiri, piano.

Sssss… Sentite questa voce? È la voce sorda del gelido vento del nord, che imperversa in autunno e porta via vortici di foglie, lasciando dietro di sé solo alberi spogli, che germoglieranno ancora, forse, nel meraviglioso mese di maggio, insieme alle rose, che vivranno, però, un giorno, un’ora, e non più. Nel suo lungo e incessante viaggio, attraversa, impetuoso, la Germania; raccoglie, in Kurdistan, il lamento di una giovane donna che attende inutilmente il ritorno del suo amore partigiano, ricamando per lui un fiore ormai appassito; si impregna, nel nord della Francia, di storie d’amore senza età, prima di vagare per l’America, da Nord a Sud, a spiare gli esseri umani feriti dalla freccia del dio bendato: i loro colpi di fulmine, i loro addii, i tradimenti, gli abbandoni. Sono amori che vanno e vengono, che si consumano flebilmente, o finiscono in un attimo; amori che dureranno per sempre e cederanno solo al passaggio della morte. Quanto poco impariamo dall’amore. Come dimentichiamo in fretta e andiamo, con leggerezza, sognando di ritornare, un giorno, ma, intanto, sciogliendoci bruscamente dalle braccia di qualcuno che implora: “Baciami, baciami come se fosse, questa, l’ultima volta”. L’amore è semplice e, le cose semplici, il tempo le divora. Ci ritroveremo ad ascoltare il vento, nelle notti tempestose di solitudine, imboccando testardi la via del passato, ormai sprangata. Viaggia incessante il vento, attraversa i secoli e le terre; ci porta canti d’ogni tempo e d’ogni luogo. Canti d’amore. Tutto l’amore del mondo.

Il crogiuolo, Spazio Fucina Teatro,
Centro culturale La Vetreria – Cagliari Pirri
Per informazioni: tel. 070 0990064 – 334 8821892

info@ilcrogiuolo.eu
ilcrogiuolo@gmail.com

Direzione artistica Rita Atzeri

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